Il segreto per ottenere un buon vino non deriva solo dall’utilizzare una buona uva, ma dal lavoro che si fa nelle vigne e, sopra ogni cosa, dalla passione.

Come già sappiamo, dal frutto dell’uva si ottiene, attraverso la fermentazione alcolica del suo succo, il vino, una delle bevande conosciuta ed apprezzata da oltre due millenni.

A seconda delle uve usate e dal metodo adottato per trasformare il succo d’uva in vino, si può ottenere una vasta scelta di differenti qualità di vini, da quelli liquorosi a quelli “spumantizzati”, dal vino novello al prezioso vino invecchiato.

Ogni bottiglia è spesso frutto di differenti tipi di uve, intelligentemente miscelate per creare quei sapori, quei profumi e quel gusto particolare che contraddistingue un determinato tipo di vino. Ma esistono vini prodotti con un solo tipo di uva, nominati vini in purezza o monovitigno. In questo articolo vogliamo parlarvi di quest’ultimo tipo di vinificazione, perché rappresenta le fondamenta della nostra azienda.

La purezza del vino

Quando un vino non è ricavato da uvaggio, ma da grappoli di una sola coltivazione, si dice che le sue uve sono vinificate in purezza. La purezza del vino ha un significato fisico-chimico molto concreto, vuol dire assenza di elementi estranei, quindi assenza di impurità.

Ma perché scegliere di produrre un vino in purezza?

Parliamo in genere di vitigni autoctoni, particolari tipi di vite che sono coltivati e diffusi nella stessa zona storica di origine dei vitigni stessi, vinificati e imbottigliati in purezza.

La scelta di questo tipo di vinificazione deriva dalla volontà di esaltare le caratteristiche particolari del terroir, che comprende le varie ed uniche combinazioni di geografia, clima, suolo (detto humus) e viticoltura e influiscono sulle uve coltivate in ogni particolare area vinicola.

Facciamo un passo indietro, però. Fino ad ora abbiamo parlato soprattutto del prodotto ultimo, il vino, ma come abbiamo detto, dietro ad un buon vino ci sono tanto lavoro e un processo di produzione che segue un  filo logico, a partire dall’approccio alla viticoltura. E per ottenere questo particolare tipo di vino, non si può che scegliere un tipo di agricoltura che rispecchi la sua assenza di impurità. Parliamo, quindi, di agricoltura bio dinamica.

Agricoltura biodinamica

Il vino non è soltanto una miscela di uva pestata: è qualcosa di più. È terra. È tradizione. È una filosofia di vita.

Nei primi anni del Novecento si inizia a parlare di agricoltura bio dinamica. Due parole che implicano un modo di lavorare, osservare e di vivere la terra. Una filosofia volta ad apprezzare tutta l’armonia di un campo coltivato, il succedersi delle stagioni e del tempo, a rispettare e promuovere la fertilità e la vitalità del terreno, tutelando contemporaneamente le qualità tipiche delle specie vegetali ed animale.

Gli obiettivi di questa particolare produzione sono:

·      Mantenere la terra fertile

·      Mantenere in buona salute le piante

·      Accrescere la qualità dei prodotti

Ma la vera particolarità dell’agricoltura bio dinamica, che si differenzia quindi dall’agricoltura tradizionale che fa uso di sostanze chimiche/tossiche, consiste nella qualità delle sostanze, in particolar modo di concimi naturali. Non solo. Il profondo legame con la natura il completo rispetto dei suoi ritmi portano a gestire il terreno seguendo i cicli cosmici e lunari.

Secondo il metodo biodinamico, la fertilità e la vitalità del terreno devono essere ottenute con mezzi naturali: compost prodotto da concime solido da cortile, materiale vegetale come fertilizzante, rotazioni colturali, lotta antiparassitaria meccanica e pesticidi a base di sostanze minerali e vegetali.

Rendendo vitale la terra ed aumentandone l’attività biologica, le piante crescono in modo naturale nutrite dall’ecosistema del suolo.

Ecco cosa sta dietro la scelta di produrre un vino di qualità. Il nostro è un vino biodinamico, puro.

Un vino che qualifica la terra da cui proviene.

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